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martedì 28 gennaio 2014
THE COUNSELOR - IL PROCURATORE
mercoledì 15 gennaio 2014
A SPELL TO WARD OFF THE DARKNESS
Chiedersi quanto ci sia di realtà e quanto di finzione in A Spell to Ward Off the Darkness
sarebbe straordinariamente ozioso e improduttivo, così come domandarsi
quale sia l’obiettivo del film (altro modo per interrogarsi sul
cosiddetto “messaggio”: le virgolette, ovviamente, sono di disprezzo).
Non sarà chi scrive a farlo. Nella pellicola di Ben Rivers e Ben Russell
ciò che conta è evidentemente altro: l’annullamento delle gerarchie
narrative, l’azzeramento delle psicologie convenzionali, la
cancellazione dei nessi causa-effetto. Persino il personaggio portante
(Robert Aiki Aubrey Lowe) s’impone come veicolo di transizione da un
segmento all’altro e non quale protagonista comunemente inteso. Molto
più di una semplice demarcazione sintattica, il lampeggiante triangolo
equilatero che scandisce le tre parti si erge a principio compositivo di
equalizzazione tra le sezioni, suggerendo un altro ordine possibile,
non esclusa la simultaneità. A differire sensibilmente, in questa
partitura triangolare sull’utopia sotto forma cinematografica, sono
tuttavia gli approcci al tempo della rappresentazione: dichiaratamente
ispirato a Milestones
(1975) di Robert Kramer, il primo segmento dispiega una temporalità
libera ed ellittica che veicola l’impressione di uno sguardo fluttuante e
calato nel vivo delle situazioni riprese. Nella seconda parte, grazie a
un trattamento stilizzato e rarefatto, le durate delle inquadrature si
dilatano notevolmente per trasmettere la sensazione di un periodo più
lungo di tempo passato in solitudine a stretto contatto con l‘ambiente.
La terza sezione, infine, si smarca dalla scansione cronologica per
immergersi nella fenomenologia dell’istante: girato con riprese
continuative, il concerto di black metal - provato prima a porte chiuse e
poi filmato il sabato sera in tempo reale - cala lo spettatore nella
radicalità di un qui e ora che vive esclusivamente di prossimità e
tangibilità audiovisiva. L’incantesimo per allontanare l‘oscurità? Il
cinema probabilmente.
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martedì 14 gennaio 2014
LUTON
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domenica 12 gennaio 2014
NOCHE
A ispirare questo progetto sono stati dei ricordi, non tanto
ricordi specifici, ma ricordi di certe sensazioni che ho avuto in
differenti periodi della mia vita, e anche il desiderio di affrontare la
pratica cinematografica in modo sensoriale.
Ho voluto realizzare un film molto interiore, esplorare gli
aspetti sensoriali e fisici anziché quello psicologico, un film in cui i
sensi divengono l’elemento più importante e nel quale la struttura
narrativa favorisca associazioni poetiche piuttosto che un’affabulazione
lineare. Ho voluto intraprendere un viaggio rarefatto, soggettivo e
ambiguo che non può ammettere interpretazioni singole.
Nel film questi amici tornano a visitare il luogo di Miguel, ma in
effetti sono loro a essere visitati dai suoni di Miguel. Penso che qui
inizi a succedere qualcosa d’interessante, una sensazione simile a
quella del sogno a occhi aperti, ed è qualcosa che loro non possono
fermare. Riconduco tutto ciò a quello stato speciale nel quale ci
troviamo ricordando, al modo nel quale ognuno costruisce i propri
ricordi.
Un ringraziamento a Elisa Schiavi per il contributo.
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