lunedì 14 gennaio 2013

COINCIDENTIA OPPOSITORUM

Traduzione dilettantesca da The Sublime Object of Ideology di Slavoj Žižek (Verso, London and New York, 1989). Il passaggio in questione (pp.191-193) mi pare uno dei punti più significativi di un libro che cresce di pagina in pagina.


"C'è una serie di altre opposizioni che definiscono il concetto lacaniano di Reale:

- Abbiamo il Reale come punto di partenza, la base, il fondamento del processo di simbolizzazione (è per questo che Lacan parla di 'simbolizzazione del Reale') - vale a dire il Reale che precede l'ordine simbolico ed è successivamente strutturato da esso quando viene preso nella sua rete: questo è il grande motivo lacaniano della simbolizzazione in quanto processo che mortifica, prosciuga, svuota, incide la pienezza del Reale del corpo vivente. Ma il Reale è allo stesso tempo prodotto, avanzo, resto, residuo di questo processo di simbolizzazione, l'eccesso che sfugge alla simbolizzazione e che in quanto tale è prodotto dalla simbolizzazione stessa. In termini hegeliani, il Reale è simultaneamente presupposto e posto dal simbolico. Nella misura in cui il nocciolo del Reale è jouissance, questa dualità assume la forma di una differenza tra jouissance, godimento, e plus-de-jouir, il surplus-del-godimento: jouissance è la base sulla quale lavora la simbolizzazione, la base svuotata, disincarnata, strutturata dalla simbolizzazione, ma questo processo produce allo stesso tempo un residuo, una rimanenza, che è il surplus-del-godimento.

-  Il Reale è la pienezza della presenza inerte, positività, niente è mancante nel reale - cioè la mancanza è introdotta soltanto dalla simbolizzazione; è il significante che introduce un vuoto, un'assenza nel Reale. Ma nel contempo il Reale è in se stesso un buco, una fessura, un'apertura nel centro dell'ordine simbolico - è la mancanza attorno alla quale l'ordine simbolico è strutturato. Il Reale come punto di partenza, come base, è una pienezza positiva senza mancanza; in quanto prodotto, residuo della simbolizzazione, è al contrario il vuoto, la vacuità creata, circoscritta dalla struttura simbolica. Possiamo anche considerare la stessa coppia di opposizioni dalla prospettiva della negatività: il Reale è qualcosa che non può essere negato, un inerte dato positivo che è insensibile alla negazione, che non può essere preso nella dialettica della negatività; ma contemporaneamente dobbiamo aggiungere che è così perché il Reale stesso, nella sua positività, non è altro che l'incarnazione di un certo vuoto, mancanza, negatività radicale. Non può essere negato perché è già in sé, nella sua positività, nient'altro che l'incarnazione di una pura negatività, vacuità. È per questo che l'oggetto reale è un oggetto sublime in senso strettamente lacaniano - un oggetto che è soltanto la materializzazione della mancanza nell'Altro, nell'ordine simbolico. L'oggetto sublime è un oggetto che non può essere osservato troppo da vicino: se ci avviciniamo troppo, l'oggetto perde le sue caratteristiche sublimi e diviene un volgare oggetto ordinario - può persistere solo in uno spazio e in uno stato intermedio, osservato da una certa prospettiva, intravisto. Se lo vogliamo vedere alla luce del sole, si tramuta in un oggetto quotidiano, si dilegua, precisamente perché in sé non è niente. Prendiamo una celebre scena da Roma di Fellini: gli operai che stanno scavando delle gallerie per la metropolitana trovano i resti di alcuni edifici romani; chiamano gli archeologi e, quando entrano tutti insieme negli edifici, ad attenderli c'è una vista meravigliosa: pareti piene di splendidi affreschi di figure immobili e malinconiche - ma le pitture sono troppo fragili, non possono sopportare l'aria aperta e immediatamente cominciano a dissolversi, lasciando gli spettatori soli davanti alle pareti bianche...

- Come ha già fatto notare Jacques-Alain Miller (nei suoi seminari non pubblicati), lo statuto del Reale è allo stesso tempo quello di una contingenza corporea e di una consistenza logica. In prima istanza il Reale è lo shock di un incontro contingente che interrompe la circolazione automatica del meccanismo simbolico; un granello di sabbia che impedisce il suo regolare funzionamento, un incontro traumatico che danneggia l'equilibrio dell'universo simbolico del soggetto. Ma, come abbiamo visto a proposito del trauma, precisamente in quanto irruzione di una contingenza totale, l'evento traumatico non è situato in alcun luogo nella sua positività, solo successivamente può essere costruito logicamente come un punto che sfugge alla simbolizzazione.

- Se proviamo ad afferrare il Reale  dalla prospettiva della distinzione tra quid e quod, tra le proprietà di una natura simbolico-universale attribuita a un oggetto e questo stesso oggetto nella sua datità [traduco così il termine "givenness"], il surplus di una X che sfugge nella sua positività alla rete di determinazioni simbolico-universali (...), dovremmo prima dire che il Reale è il surplus del quod sul quid, una pura positività al di là delle serie di proprietà, al di là di un set di descrizioni; ma allo stesso tempo l'esempio del trauma prova che il Reale è anche l'esatto opposto: un'entità che non esiste ma che nondimeno ha una serie di proprietà.

- Infine, se proviamo a definire il Reale nella sua relazione alla funzione dello scritto (écrit, non l'écriture post-strutturalista), dobbiamo naturalmente constatare in primo luogo che il Reale non può essere iscritto, che sfugge all'iscrizione (il Reale della relazione sessuale, per esempio); ma nel contempo il Reale è lo scritto stesso in quanto opposto al significante - l'écrit lacaniano ha lo statuto di un oggetto, non di un significante."

Se gli ultimi due paragrafi a dire il vero non sono il massimo della chiarezza (ma avere letto le precedenti 190 pagine aiuta), i primi tre mi sembrano mettere bene in evidenza il carattere paradossale del concetto. E al tempo stesso mi sembrano rendere conto delle continue oscillazioni e contorsioni semantiche cui la nozione di Reale è inevitabilmente destinata. Nel libro di Žižek a prevalere è ora l'aspetto positivo ora quello negativo del concetto, con tutte le conseguenze del caso. In questo passaggio si coglie perfettamente la plasticità del Reale (e dell'oggetto sublime): entità la cui consistenza si dà a vedere soltanto come compresenza di eccesso e mancanza.

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