"Ispirato a una storia vera, Loving rende omaggio al coraggio e
all'impegno di una coppia mista, Richard e Mildred Loving, innamorati e
sposati nel 1958. La coppia è originaria di Central Point, una
cittadina della Virginia nella quale le comunità si integrano più
facilmente che nel resto del Sud degli Stati Uniti. Eppure è proprio la
Virginia, dove la coppia ha deciso di risiedere e fondare una famiglia,
che prima li condanna alla prigione e poi all'espulsione. Richard e
Mildred si trasferiscono allora coi figli in un modesto quartiere di
Washington. Tuttavia, anche se i parenti li accolgono nel migliore dei
modi, l'ambiente urbano non li fa sentire a casa. Spinta dall'imperioso
bisogno di abitare nella sua regione natale, Mildred trova infine il
modo di tornare in Virginia. Il loro caso giudiziario relativo ai
diritti civili, "Loving contro Virginia", finisce per essere giudicato
dalla Corte Suprema che, nel 1967, riafferma il diritto fondamentale del
matrimonio. Richard e Mildred tornano a casa e la loro storia d'amore è
divenuta, a partire da questa epoca, un modello agli occhi di numerose
coppie" (dal pressbook).
Largamente ispirato al documentario HBO del 2011 di Nancy Buirski The Loving Story, Loving
racchiude in sé tutti i pregi e i limiti del cinema di Jeff Nichols.
Laconicità drammaturgica, padronanza della narrazione in atti distinti,
controllata scansione della temporalità e, soprattutto, compenetrazione
tra vicende rappresentate e circostanze ambientali: questi punti di
forza del suo cinema confluiscono limpidamente in Loving,
film che fa del radicamento in un'epoca determinata (la storia si
svolge tra la fine degli anni '50 e gli anni '60) e in luoghi ben
definiti (la Virginia, Washington) la propria ragione d'essere. Il
radicamento nel territorio rappresenta difatti l'asse portante del
quinto lungometraggio di Nichols, dal momento che i due protagonisti di Loving
(Ruth Negga/Mildred Loving e Joel Edgerton/Richard Loving) sono
entrambi forgiati e motivati dalla natura in cui sono vissuti - è lo
stesso Nichols a dichiararlo in un'intervista rilasciata a Michel Ciment
e Yann Tobin e pubblicata su Positif: "Penso che se si parla di natura, Loving
è il film più apertamente rivolto verso di essa. È certamente centrale
nei miei film, poiché, secondo me, forma i personaggi che vi hanno
vissuto. Ciò che voi siete è là dove avete vissuto". È d'altronde il
desiderio nutrito da Mildred di tornare in Virginia a costituire
l'autentica motivazione della richiesta di aiuto a Robert Kennedy e,
successivamente, dell'approvazione della battaglia condotta dall'Unione
Americana per le Libertà Civili, rappresentata dal binomio legale Bernie
Cohen (Nick Kroll) e Phil Hirschkop (Jon Bass).
Eppure,
nonostante questa compenetrazione tra personaggi e spazio che
sembrerebbe suggerire un'apertura della narrazione alle suggestioni
ambientali, Loving è un film chiuso. Chiuso in un
involucro spaziotemporale e in una meticolosità filologica (si veda il
documentario di Nancy Buirski e si prenda atto che Nichols ha girato
svariate sequenze nei luoghi originali della vicenda) che,
paradossalmente, stabiliscono un dialogo ininterrotto col presente
attraverso una domanda implicita che serpeggia costantemente nella
coscienza dello spettatore: "al di là della cruciale questione
giuridica, le cose sono veramente cambiate?". Detto altrimenti, è
proprio in virtù della distanza storica ed estetica esibita dal film che
la relazione con la contemporaneità diventa effettiva e stringente. Ma,
secondo paradosso, questa comunicazione a distanza è ottenuta al prezzo
di una riduzione degli individui messi in scena a organismi vegetali,
piante che, sradicate dal territorio di origine, deperiscono e rischiano
la morte (il piccolo Donald investito da una macchina nella rumorosa e
minacciosa Washington). Una concezione vegetale dell'essere umano
probabilmente più retriva, tradizionalista e immobilista della legge
segregazionista sconfitta dai coniugi Loving e compagnia civile. La
contraddizione tra progresso sociale e regresso vegetale non potrebbe
essere più stridente e sconcertante.
Ed
è alla luce di questo cortocircuito tra impianto politico libertario e
imprigionante radicamento intimistico (ancora una volta il pubblico
smentisce e mistifica il privato) che Loving evidenzia l'involuzione umanistica del cinema di Jeff Nichols a partire da Mud (2012). Un'involuzione che ha tutti i tratti dell'edulcorazione rassicurante: la paranoia dilagante di Take Shelter
(2011) si è andata diluendo in un umanismo consolatorio ancora
intralciato da grumi genuinamente scorretti e non completamente
addomesticati (ma non bastano le ipoteche di arrivismo che gravano
sull'avvocato rampante Bernie Cohen o le allusioni alla rapacità
mediatica per il caso costituzionale a riscattare Loving dalla parabola agiografica). E se Midnight Special
(2016), il più bello tra gli ultimi tre film del trentottenne regista
dell'Arkansas, conservava comunque una sua oscura carica nomade e
disturbante, Loving segna un ulteriore passo verso il paradiso artificiale del cinema edificante. Un paradiso sempre più simile a una serra.
Già pubblicata su www.spietati.it.
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