lunedì 10 settembre 2012

Film dell'anno 2011-2012

Ripartiti per coppie rigorosamente arbitrarie, i miei film della stagione 2011-2012. Gli ultimi due non mi parevano assimilabili, sicché li ho lasciati così, liberi e scoppiati.
 

Drive/Faust: due pellicole che, a latitudini e temperature drammatiche pressoché opposte, affermano il potere mitopoietico del cinema. Refn sublima il noir metropolitano d’impronta anni ’80 innestandolo su una struttura fiabesca. Sokurov trasfigura la parabola mefistofelica di ascendenza letteraria scaraventandola nel pantano del grottesco. In Drive il cinema feticizza la nobiltà d’animo dell’eroe, in Faust magnifica il sordo ribollire del caos.



Melancholia/Take Shelter: i due volti della catastrofe. Von Trier ne mostra l’aspetto esteriore, il profilo misurabile; Nichols ne materializza il risvolto interiore, l’angoscia imponderabile. Nel primo uno stato d’animo si fa pianeta, nel secondo un cataclisma si fa stato mentale.


C’era una volta in Anatolia/Le paludi della morte: Anatolia o Texas non fa differenza, quelli di Nuri Bilge Ceylan e Ami Canaan Mann sono polizieschi che si smarriscono, perdersi nelle relazioni e sfrangiarsi nelle trasformazioni è la loro vocazione. Dissezione della solitudine professionale (Ceylan), scomposizione della serialità omicida (Mann): nello smarrimento il nichilismo si converte in compassione, il cinismo in adesione.

Polisse/La guerra è dichiarata: non film sulla pedofilia e la malattia ma film sulla vitalità e la solidità, soggetti più rari di quanto sembri. Maïwenn Le Besco graffia il realismo quotidiano della Brigade de protection des mineurs con brucianti frizioni sentimentali, Valérie Donzelli intacca l’amour fou di Juliette e Roméo con sfibranti sedute chemioterapiche. Ma, in entrambi i casi, i colpi ricevuti non radono al suolo. Anzi. Polisse: “Voici venu le temps des rires et des chants/Dans l’île aux enfants”. La guerre est déclarée: “Face à l’immense épreuve qu’ils traversaient, ils sont restés solides. Détruits, certes, mais solides”.

Il buono, il matto e il cattivo : distribuito con tre anni di ritardo rispetto all’uscita in Corea, il film record di Kim Jee-woon (film sudcoreano più costoso fino al 2008, campione d’incassi dell’anno e vincitore di ben quattro Blue Dragon Awards) inverte la tendenza americanizzante che ha contraddistinto la stagione dei blockbuster sudcoreani a partire da Shiri (Kang Je-gyu, 1999). Non più un blockbuster che adotta il linguaggio hollywoodiano adattandolo alla sensibilità coreana, ma un film ad altissimo budget e vertiginosa densità spettacolare che mostra al mondo intero l’emancipazione linguistica del cinema nazionale.

A Dangerous Method : language is a virus.








Nel frattempo, altrove, il cinema canta e incanta.

Hors Satan, Dumont

L'Apollonide - Souvenirs de la maison close, Bonello 
Post tenebras lux, Reygadas

Killer Joe, Friedkin

Tyrannosaur, Considine

Livide, Bustillo & Maury
 
 
NOÉ(NTER): prova a prenderlo.


2 commenti:

  1. credo che se stilassi una mia lista di film dell'anno molti titoli sarebbero presi dalla tua...sicuramente Ceylan e Dumont tanto per citare i primi due che mi vengono in mente...ciao Alessandro!

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