mercoledì 12 aprile 2017

LOVING

"Ispirato a una storia vera, Loving rende omaggio al coraggio e all'impegno di una coppia mista, Richard e Mildred Loving, innamorati e sposati nel 1958. La coppia è originaria di Central Point, una cittadina della Virginia nella quale le comunità si integrano più facilmente che nel resto del Sud degli Stati Uniti. Eppure è proprio la Virginia, dove la coppia ha deciso di risiedere e fondare una famiglia, che prima li condanna alla prigione e poi all'espulsione. Richard e Mildred si trasferiscono allora coi figli in un modesto quartiere di Washington. Tuttavia, anche se i parenti li accolgono nel migliore dei modi, l'ambiente urbano non li fa sentire a casa. Spinta dall'imperioso bisogno di abitare nella sua regione natale, Mildred trova infine il modo di tornare in Virginia. Il loro caso giudiziario relativo ai diritti civili, "Loving contro Virginia", finisce per essere giudicato dalla Corte Suprema che, nel 1967, riafferma il diritto fondamentale del matrimonio. Richard e Mildred tornano a casa e la loro storia d'amore è divenuta, a partire da questa epoca, un modello agli occhi di numerose coppie" (dal pressbook). 


Largamente ispirato al documentario HBO del 2011 di Nancy Buirski The Loving Story, Loving racchiude in sé tutti i pregi e i limiti del cinema di Jeff Nichols. Laconicità drammaturgica, padronanza della narrazione in atti distinti, controllata scansione della temporalità e, soprattutto, compenetrazione tra vicende rappresentate e circostanze ambientali: questi punti di forza del suo cinema confluiscono limpidamente in Loving, film che fa del radicamento in un'epoca determinata (la storia si svolge tra la fine degli anni '50 e gli anni '60) e in luoghi ben definiti (la Virginia, Washington) la propria ragione d'essere. Il radicamento nel territorio rappresenta difatti l'asse portante del quinto lungometraggio di Nichols, dal momento che i due protagonisti di Loving (Ruth Negga/Mildred Loving e Joel Edgerton/Richard Loving) sono entrambi forgiati e motivati dalla natura in cui sono vissuti - è lo stesso Nichols a dichiararlo in un'intervista rilasciata a Michel Ciment e Yann Tobin e pubblicata su Positif: "Penso che se si parla di natura, Loving è il film più apertamente rivolto verso di essa. È certamente centrale nei miei film, poiché, secondo me, forma i personaggi che vi hanno vissuto. Ciò che voi siete è là dove avete vissuto". È d'altronde il desiderio nutrito da Mildred di tornare in Virginia a costituire l'autentica motivazione della richiesta di aiuto a Robert Kennedy e, successivamente, dell'approvazione della battaglia condotta dall'Unione Americana per le Libertà Civili, rappresentata dal binomio legale Bernie Cohen (Nick Kroll) e Phil Hirschkop (Jon Bass).

Eppure, nonostante questa compenetrazione tra personaggi e spazio che sembrerebbe suggerire un'apertura della narrazione alle suggestioni ambientali, Loving è un film chiuso. Chiuso in un involucro spaziotemporale e in una meticolosità filologica (si veda il documentario di Nancy Buirski e si prenda atto che Nichols ha girato svariate sequenze nei luoghi originali della vicenda) che, paradossalmente, stabiliscono un dialogo ininterrotto col presente attraverso una domanda implicita che serpeggia costantemente nella coscienza dello spettatore: "al di là della cruciale questione giuridica, le cose sono veramente cambiate?". Detto altrimenti, è proprio in virtù della distanza storica ed estetica esibita dal film che la relazione con la contemporaneità diventa effettiva e stringente. Ma, secondo paradosso, questa comunicazione a distanza è ottenuta al prezzo di una riduzione degli individui messi in scena a organismi vegetali, piante che, sradicate dal territorio di origine, deperiscono e rischiano la morte (il piccolo Donald investito da una macchina nella rumorosa e minacciosa Washington). Una concezione vegetale dell'essere umano probabilmente più retriva, tradizionalista e immobilista della legge segregazionista sconfitta dai coniugi Loving e compagnia civile. La contraddizione tra progresso sociale e regresso vegetale non potrebbe essere più stridente e sconcertante.

Ed è alla luce di questo cortocircuito tra impianto politico libertario e imprigionante radicamento intimistico (ancora una volta il pubblico smentisce e mistifica il privato) che Loving evidenzia l'involuzione umanistica del cinema di Jeff Nichols a partire da Mud (2012). Un'involuzione che ha tutti i tratti dell'edulcorazione rassicurante: la paranoia dilagante di Take Shelter (2011) si è andata diluendo in un umanismo consolatorio ancora intralciato da grumi genuinamente scorretti e non completamente addomesticati (ma non bastano le ipoteche di arrivismo che gravano sull'avvocato rampante Bernie Cohen o le allusioni alla rapacità mediatica per il caso costituzionale a riscattare Loving dalla parabola agiografica). E se Midnight Special (2016), il più bello tra gli ultimi tre film del trentottenne regista dell'Arkansas, conservava comunque una sua oscura carica nomade e disturbante, Loving segna un ulteriore passo verso il paradiso artificiale del cinema edificante. Un paradiso sempre più simile a una serra.

Già pubblicata su www.spietati.it.

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