martedì 5 marzo 2013

THE LAST STAND

Tra I saw the Devil e The Last stand, Kim Jee-woon ha girato un piccolo gioiello: The Heavenly Creature, secondo segmento di Doomsday Book, film di fantascienza a tre episodi codiretto da Kim e Yim Pil-sung uscito nelle sale coreane nell’aprile 2012. The Heavenly Creature racconta la vicenda di un tecnico informatico chiamato da un monastero buddista per valutare le condizioni di efficienza di un robot spiritualmente progredito e incamminato verso l’illuminazione. Cristallina, elegante e controllatissima, la messa in scena di Kim cesella in una quarantina di minuti una malinconica parabola filosofica sulla vacuità delle percezioni, sulla solitudine degli individui/automi e sulla spinosa questione dell’identità. Ebbene, secondo chi scrive, è questo piccolo apologo sui massimi sistemi l’ultimo film di Kim Jee-woon da recuperare per avere l’ennesima conferma del più fulgido talento prodotto dal cosiddetto New Korean Cinema. Un talento di cui si è accorta persino Hollywood, che gli ha affidato il compito di dirigere la spettacolare rentrée di Schwarzenegger in veste di sgualcito ma pur sempre combattivo last action hero.

C’è da dire che Kim, trapiantando il western in territorio mancese con Il buono, il Matto e il Cattivo, aveva già oltrepassato la frontiera, ma in senso inverso e con risultati altrettanto opposti. Già, poiché questo The Last stand - L’ultima sfida, per quanto s’impegni e ingegni a ricreare atmosfere hawksiano-zinnemanniane, più che ravvivare la memoria di Un dollaro d’onore o Mezzogiorno di fuoco somiglia piuttosto a un fumettone hollywoodiano formato standard. Ovviamente sarebbe assurdo pretendere finezze concettuali da un film che inizia (o quasi) con Schwarzy in calzoni corti e scarpe da barca per farci capire che se la sta prendendo comoda. Ma assistere a furibondi regolamenti di conti scanditi da botta e risposta quali “- Il mio onore non è in vendita! - Al diavolo il tuo onore!” non può non provocare un certo sgomento. Concediamo comunque a Kim il beneficio del camaleontismo, il piacere perverso della mimetizzazione: a bordo di una Corvette ZR1 modificata e braccato da un elicottero dell’FBI, il supercattivo Gabriel Cortez (Eduardo Noriega), personaggio caricaturale ma con connotati da auctor in fabula, attiva la funzione di guida a infrarossi, diventando letteralmente invisibile e pronunciando la fin troppo eloquente esclamazione “È divertimento!”. Parola di Kim, per interposto narcotrafficante.

Commento pubblicato su www.spietati.it